Gennaio 23, 2025
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AI e creatività: l’evoluzione del Naming nell’era digitale
L’evoluzione del naming nell’era digitale con Frank Maria de Feo, esperto di branding, marketing digitale e intelligenza artificiale
L’evoluzione del marketing digitale corre a ritmi serrati e l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il rapporto tra azienda e consumatore. La sfida attuale consiste nel coniugare l’innovazione tecnologica con l’originalità e l’autenticità del messaggio, un equilibrio fondamentale per creare brand capaci di connettere ed emozionare.
Fin da giovane, la passione per le tendenze e le mode ha guidato la scoperta di nuovi linguaggi comunicativi. Nel 2003, intraprendendo un Master come Tecnico della Comunicazione di Impresa presso la scuola di Enrico Cogno & Associati, si sono gettate le basi di un percorso che ha anticipato l’integrazione dei social e di altre piattaforme digitali nel Communication Mix. L’esperienza maturata in MTI Italia Spa – dove già si sperimentava l’uso di siti web aziendali, blog innovativi come “Malati di Tecnologia” e newsletter dedicate alla sicurezza informatica – ha mostrato come il digitale potesse trasformare la comunicazione aziendale, creando relazioni autentiche con clienti di calibro internazionale.
Un ulteriore tassello importante è rappresentato dalle esperienze formative, come quelle acquisite durante le lezioni del Master TAIS – The Artificial Intelligence School, organizzato da The Future School – Ateneo Impresa. In quell’ambiente si è compreso il ruolo strategico del “Capo Ufficio dell’intelligenza artificiale”, una figura che guida l’innovazione tecnologica e sottolinea l’importanza di integrare l’IA nei processi creativi senza perdere l’elemento umano.
Strumenti di automazione e analisi in tempo reale consentono di raccogliere dati, segmentare il pubblico e personalizzare i contenuti con una precisione straordinaria. Tuttavia, se da un lato l’IA offre capacità eccezionali, dall’altro è indispensabile l’intervento umano per preservare quella componente emotiva e culturale che rende un brand unico.
Nel campo del marketing digitale, l’adozione dell’IA ha già generato una lunga casistica: dalla complessa analisi della concorrenza e del sentiment sui social, fino alla redazione del Piano Editoriale Digitale e alla creazione di calendari di contenuti. In ambiti come la SEM e la SEO, però, c’è il rischio che strumenti basati su algoritmi – come quelli che sfruttano il “pubblico Advantage” nelle inserzioni di Meta – possano assorbire completamente le pratiche tradizionali, eliminando l’intervento creativo umano.
La promessa dell’IA non è priva di insidie. Se impiegata senza supervisione, può incorrere in errori – le cosiddette “allucinazioni” – o cadere nell’AI washing, quando il suo utilizzo diventa una facciata di innovazione priva di sostanza. Il segreto sta nel mantenere sempre un equilibrio: sfruttare la potenza di calcolo e l’analisi dei big data per prendere decisioni informate, senza trascurare l’abilità dell’uomo di cogliere sfumature, emozioni e contesti che nessun algoritmo può replicare completamente.
Ho pensato di fondere la mia conoscenza e quella di altri name writer con l’intelligenza artificiale, creando un processo innovativo che ha portato allo sviluppo del Metodo CRESC. Questo approccio nasce dall’esigenza di rendere il processo di naming più efficace, strutturato e strategico. Dopo un’accurata analisi del mercato e del posizionamento – per individuare le opportunità di differenziazione e capire come il brand possa emergere rispetto ai concorrenti – si passa a un’esplorazione creativa in cui si generano idee attraverso tecniche come la fusione di parole, i neologismi e le metafore. Successivamente, una selezione critica e dei test di mercato permettono di valutare quali nomi siano più memorabili, coerenti con il brand e capaci di creare una connessione con il pubblico. Solo dopo aver superato la verifica legale e linguistica – che assicura la registrabilità del marchio e l’assenza di connotazioni negative in altre lingue – si procede al consolidamento e allo storytelling, rafforzando il significato del nome attraverso una narrazione coerente con i valori aziendali.
Il Metodo CRESC si fonda su cinque pilastri – Creatività, Risonanza, Esclusività, Semantica e Compatibilità – per garantire che ogni messaggio sia non solo originale, ma anche autentico e coerente con i valori del brand. In pratica, il processo di naming diventa una collaborazione a due: il team creativo esprime i valori fondamentali, l’IA suggerisce alternative e verifica la coerenza semantica, mentre l’intervento umano affina il risultato rendendolo davvero memorabile.
In questo contesto nasce il concetto di “creatività ibrida”: un dialogo costante tra la potenza analitica degli algoritmi e l’intuizione e la sensibilità tipiche dell’essere umano. Un esempio lampante di questa sinergia si riscontra nel caso di Smyb, dove il brainstorming umano, affiancato dall’affinamento tramite IA, ha portato a un naming perfettamente in linea con la visione del cliente e le aspettative del pubblico. Da un lato, il team ha espresso in modo diretto i concetti chiave; dall’altro, l’IA ha fornito suggerimenti lessicali e spunti linguistici basati su una vasta mole di dati, generando una sintesi di valori, identità e unicità.
Credo che il futuro del marketing digitale risieda nella collaborazione armoniosa tra intelligenza artificiale e creatività umana. L’innovazione non sostituisce l’uomo, ma lo potenzia, permettendo di comunicare in modo genuino e di connettersi profondamente con il pubblico.
Se cerchi una spinta in più per il naming aziendale, il riallineamento del brand o per idee fresche nella comunicazione social, perché non fare quattro chiacchiere? Contattami e scopriamo insieme come un boomerlennial utilizza l’intelligenza ibrida per dare vita a strategie vincenti – perché, alla fine, anche il marketing può divertirsi un po’ mentre si evolve!
